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Il nuovo Epitteto

Il nuovo Epittetodi Jiří Kolář

Traduzione di Sergio Corduas e Maria Elena Cantarello
Introduzione di Claudio Canal

Formato: 11,5 x 19,5
160 pagine
Testo originale ceco a fronte
Prezzo: € 11,90
Sconto -15% (Prezzo di copertina € 14,00)

Anno di pubblicazione: 2008
ISBN: 978-88-902274-4-8

Il libro

Che vuol dire essere poeta moderno? Che cos’è la poesia moderna?

Kolář prende a prestito un antico testo filosofico, il Manuale di Epitteto, per esprimere il proprio credo poetico ed etico. Il poeta moderno è colui che rinunciando alle lusinghe del mondo e ad ogni genere di facilità si pone interamente a servizio della sacralità della poesia.

Non più semplice «voce», dunque, ma «tramite» attraverso il cui durissimo lavoro la poesia – libertà e dannazione a un tempo – si manifesta. E in questa consacrazione assoluta il poeta, e l’uomo, diviene invulnerabile.

Come suggerisce Claudio Canal nella sua introduzione, ‘… una guida da tenersi «a portata di mano», come un coltello.’ Dopo il successo de «Il signor Pescedaprile», ecco il primo dei molti libri di poesia scritti da Kolář ad essere pubblicato in Italia.

L’autore

Jiri Kolar

JIŘÍ KOLÁŘ nasce a Protivín, Boemia meridionale, nel 1914. Falegname per formazione, svolge i più svariati lavori prima di potersi dedicare esclusivamente all´attività letteraria ed artistica.

Debutta nel 1941 con la raccolta di versi Křestný list [Certificato di battesimo] e si impone immediatamente nel panorama letterario praghese. La ricerca della potenzialità poetica della realtà lo conduce progressivamente all’abbandono della parola come mezzo espressivo e allo sviluppo della cosiddetta “poesia visuale”. Nascono cosi le innumerevoli variazioni nell’uso del collage che lo renderanno famoso nel mondo.

Il rifiuto di sottomettersi alla generale mistificazione messa in atto dal regime comunista viene punito con il divieto di pubblicare le sue opere e con il carcere.

Fra i firmatari di Charta 77, nel 1979 il poeta è costretto all’esilio; dal 1980 al 1992 vive a Parigi.

Il ritorno in patria coincide con la pubblicazione integrale delle sue opere e restituisce alla cultura ceca una delle sue pù alte voci morali.

Muore a Praga nel 2002.

[M.C.]

Vedi anche: Jiří Kolář – artista anche per ragazzi

Recensioni

di Alessandro Catalano

(Versi sparsi) eSamizdat 2009 (VII) 1, p. 403

[…] Nel 2009 è stata infine pubblicata la prima raccolta poetica integrale di Jiří Kolář (1914-2002), uno dei più noti artisti cechi del XX secolo, che come poeta ha però sempre ricevuto – almeno in Italia – un’attenzione piuttosto frammentaria. Oltre al bel volume di Collages (Torino 1976), che contiene uno dei più brillanti saggi di A.M. Ripellino (“Su Kolář”, pp. 1-41), vanno ricordati almeno due importanti cataloghi (Jiří Kolář, Torino 1981; Jiří Kolář, Milano 1986), l’unica opera finora tradotta integralmente in un’edizione per bibliofili Opere postume del signor A. (traduzione di A. Mura e S. Richterová, Paris 1990) e le poesie tradotte nel volume Tra immaginazione e memoria. Quattro percorsi poetici. Nezval, Havlíček, Kolář, Skácel, a cura di A. Cosentino, A. Catalano e A. Wildová Tosi (Roma 1998), nonché un paio di libri per bambini (di recente la stessa casa editrice aveva pubblicato ad esempio il suo delizioso volumetto del 1961 illustrato da V. Fuka, Il signor Pescedaprile, traduzione di V. de Tommaso, Porto Valtravaglia 2006). Il nuovo Epitteto, a cura di M.E. Cantarello, traduzione dal ceco di M.E. Cantarello e Sergio Corduas (Porto Valtravaglia 2009), presenta – preceduto da un “Kolářgramma” di Claudio Canal (pp. 7-15) – un testo scritto nel 1956-57, ma pubblicato soltanto nel 1968, in cui il Manuale di Epitteto viene parafrasato e adattato a un’idea di poesia stoicamente assoluta. Non a caso la prima massima recita “Alcune cose della poesia sono in nostro potere e alcune non lo sono / In nostro potere sono la valutazione volontà desiderio e silenzio / Questi sono i nostri doni / In nostro potere non sono parole bellezza destino giudizio / Tutto ciò che dobbiamo creare e di cui dobbiamo essere causa” (p. 21). Le cinquantatré massime del Nuovo Epitteto rappresentano una sorta di monumento alla poesia morale: “Infine ti dirai: 1. Conducimi Dio e tu destino / A scrivere ciò che mi è assegnato / Poiché scriverò senza temenza / E se per mia miseria non ne sono capace / Tuttavia vi seguirò // 2. Chi si affida alla poesia moderna / Ancora non è saggio e sapiente delle cose divine // 3. Tuttavia che cosa sono saggezza e sapienza delle cose divine / Non dette col verso? / 4. Poi potrò essere anche ucciso / Ma nessuno mi offenderà” (p. 155). Quando verrà pubblicato, come anticipano gli editori, Il fegato di Prometeo, la raccolta centrale per comprendere la concezione di Kolář della poesia basata sull’integrità morale del soggetto, diventerà chiaro anche il perché di un manuale di poesia morale nella Cecoslovacchia degli anni Cinquanta. Nel percorso poetico del Kolář, al poeta testimone oculare di un’epoca tragica si stava infatti aggiungendo il violento censore della degradazione dei valori base della vita umana. Il poeta si stava trasformando così nell’unica autorità in grado con la sua presenza accanto ai protagonisti più disperati delle azioni umane di offrire una via d’uscita al caos semantico e all’ambiguità della realtà che lo circonda.

Alla luce di tutte queste meritorie edizioni recenti si può provare ad abbozzare un giudizio provvisorio: quando anche in Italia finalmente si avrà a disposizione un quadro critico della poesia del secondo Novecento, portando così a termine un discorso in buona parte interrotto dopo la morte di Ripellino, emergerà in modo evidente che la poesia ceca del secolo scorso ben poco ha da invidiare alle più note tradizioni poetiche dei paesi che circondano la Repubblica ceca.