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Vlastimil Třešňák – 49 + JEDNA / 49 + ONE – L’incanto del “divo”

A cura di Susanna Horvatovičová

Albero (Particolare) Inchiostro su carta fotocopiata 20x30 cmNel ciclo pittorico 49 + JEDNA / 49 + ONE il pittore, musicista e scrittore Vlastimil Třešňák porta a termine una serie di ritratti di personalità di spicco del mondo dell’arte, della scienza e della politica internazionale. Azzera canoni e convenzioni pittoriche e borghesi secondo la tradizione di Theodor Rousseau il Doganiere, e reinventa stereotipi e immagini comuni trasformandoli in logorroiche riflessioni su personaggi famosi.

In realtà, il processo creativo di Třešňák coniuga il senso dello humour prettamente ceco con luoghi comuni derivati dalla letteratura e dalle illustrazioni popolari ceche. L’intero ciclo pittorico è un rebus in cui bisogna indovinare il personaggio noto in base a dettagli significativi, altri immaginati. Paradosso e contraddizioni giocano un ruolo essenziale nella formulazione di una parodia che a volte scade nel cliché. Chi non risolve l’indovinello può leggere a fianco la soluzione del rebus: ogni immagine è accompagnata da una massima che rivela l’identità della figura*.

Mentre il contemporaneo pittore moravo Vladimir Červinka si divertiva a ritrarre scene comiche e scabrose ambientandole in dimensione onirica dal sapore dechirichiano, Třešňák ama piuttosto dare un nuovo volto all’immaginario collettivo con caricature ricche di citazioni letterarie ambientate in spazi angusti e in penombra.

Třešňák mette in causa cantanti, artisti e scienziati, come Toulouse-Lautrec, Rousseau, Warhol, Sherlock Holmes, Darwin, Beethoven, Paganini, Gandhi, Lincoln, Buster Keaton, Elvis Presley, descrive e cita con precisione particolari che caratterizzano i personaggi, dipinge con fare affabulatorio piuttosto che prettamente espressionista, delinea con tratti stilizzati e tondeggianti le figure ritratte, disegna con cipiglio caricaturale secondo l’antica tradizione illustrativa ceca, ama circondare i personaggi di piccoli oggetti descritti con rigore, come in una vetrina di un negozio espone i personaggi e i loro attributi secondo la regola della vendita all’ingrosso.

Piuttosto che dipingere semplicemente, egli si diverte a narrare, a raccontare con arte affabulatoria episodi minori, si concentra a descrivere particolari del tutto superflui, come un cantastorie non dà precedenza a niente e nessuno, ma pone tutto e tutti sullo stesso piano, mette in evidenza le personalità di spicco delle persone ritratte, eppure contemporaneamente distrae lo sguardo dello spettatore con ambientazioni fumose e messe a fuoco devianti.

Piuttosto che ispirarsi alle avanguardie storiche cecoslovacche, ai grandi pittori del primo Novecento come i pittori espressionisti Josef Čapek e Jan Zrzavý oppure ai rappresentanti del realismo magico come Toyen o Styrský, Třešňák sembra prendere a piene mani gli insegnamenti dell’arte dei grandi maestri della letteratura cecoslovacca del XX secolo, a partire dai brevi racconti e novelle di Bohumil Hrabal o dalle storie de “Il buon soldato Svejk” di Hasek.

Ciò che lo distingue è appunto la capacità di unire memorie storiche con episodi triviali e banali, il dare una forma personale e parodica agli stereotipi collettivi e soprattutto il dare voce all’irresistibile desiderio di raccontare, il dare voce, con una forma compiuta, a piccole e grandi storie legate alla rielaborazione fantastica di episodi di vita.

La pittura di Třešňák presenta un universo figurale visto attraverso la lente deformante del grottesco e dell’ironia che riprende la tradizione delle rappresentazioni pungenti e satiriche affastellate di personaggi ridacchianti e maliziosi inaugurati dai maestri tedeschi Grosz, Otto Dix e dall’italiano Mino Maccari.

L’operazione mentale di Třešňák sembra però ribaltare la feroce satira alle convenzioni e al buon costume della borghesia tedesca condotta dagli esponenti della Nuova Oggettività, testimoni non soltanto del crollo della Repubblica di Weimar, ma anche della devastante ascesa del nazismo.

Se i ritratti dei pittori tedeschi Dix, Grosz, così come gli schizzi del caricaturista francese Daumier, le ciniche panoramiche sulla società contemporanea dalle tinte espressioniste di Ensor, Munch, mostravano una umanità decadente, decrepita, provata dai vizi e dalla guerra, caricavano fino all’ossessione la grettezza o la debolezza dell’animo umano, la pittura di Třešňák sembra superare definitivamente la tradizione del primo Novecento mettendo in scena un universo di figure che piuttosto che essere denigrate attraverso la deformazione, vengono volutamente mistificate, adulate e allo stesso tempo ironicamente riportate sulla terra ferma attraverso la messa in scena dei loro vizi più intimi. Inequivocabile è l’influenza di Andy Warhol, che ha forzatamente mistificato se stesso e le grandi star di Hollywood mediante il montaggio di immagini che portavano alla costruzione di icone familiari al pubblico ma allo stesso intoccabili, icone in cui rispecchiarsi e pure irraggiungibili. Se Warhol ha capito precocemente l’importanza della medializzazione dell’immagine dei divi del mondo dello spettacolo, e nei suoi fotomontaggi dipinti li ha trattati alla stregua di oggetto di consumo da lanciare in una campagna pubblicitaria etichettata sotto l’egida dell’arte e rivolta al sistema dell’arte, il pittore ceco ha preferito giocare sulla caricatura di personaggi famosi agendo sull’ubiquità della mistificazione-denigrazione in pieno spirito ceco, come a dire che la mistificazione è anche l’alter ego della denigrazione della persona citata. Secondo la tradizione letteraria e cinematografica ceca e cecoslovacca, a partire da film come Knoflikáři e Nohavice, Třešňák gioca appunto sulla mistificazione del divo per accentuare come in realtà i media abbiano trasfigurato le immagini dei personaggi dello spettacolo fino a cancellare quasi la loro identità di uomini comuni.

Třešňák gioca sulla medializzazione delle immagini date a figure note grazie soprattutto alla sua capacità affabulatoria, che da una parte porta alla mistificazione sulla scia di Warhol, e dall’altra porta alla satira e al grottesco sulla scia di Grosz , Dix, Maccari. In realtà l’autore ceco modula e ingentilisce la critica alla società assumendo un tono maggiormente beffardo, tanto da accostarlo a pittori contemporanei italiani come Pino Procopio e Franz Borghese, che hanno saputo attingere alla tradizione e adattare i loro ritratti grotteschi al nuovo spirito dei tempi.

*Nel catalogo 49 + JEDNA / 49 + ONE sono infatti rappresentati i quadri di 49 personaggi accompagnati da un breve commento critico che illustra la personalità raffigurata.

Su richiesta, è possibile acquistare sia il catalogo sia alcune tele. Contattare sirtori@poldilibri.it .

Beethoven

Beethoven

Tecnica mista su tela
Buster Keaton
Buster Keaton
Tecnica mista su tela
Darwin
Darwin
Tecnica mista su tela
Deimler Benz
Daimler-Benz
Tecnica mista su tela
Duke Ellington
Duke Ellington
Tecnica mista su tela
Franz Joseph von  Habsburg
Franz Joseph von Habsburg
Tecnica mista su tela
Gandhi
Gandhi
Tecnica mista su tela
Holmes
Holmes
Tecnica mista su tela
Klima
Klima
Tecnica mista su tela
Lincoln
Lincoln
Tecnica mista su tela
Noah
Noah
Tecnica mista su tela
Paganini
Paganini
Tecnica mista su tela
Presley
Presley
Tecnica mista su tela
Toulouse Lautrec
Toulouse Lautrec
Tecnica mista su tela
Warhol
Warhol
Tecnica mista su tela